mercoledì 9 marzo 2011

"Uno, nessuno e centomila" (Pirandello)

Dopo sì lunga attesa, per prima cosa voglio mettervi al corrente del fatto che il mio gatto ha sviluppato una grande somiglianza con Cerbero, la bestia mitologica, a prescindere dalla mole, deplorevolmente abnorme per entrambi: l'uno presenta una testa tripla, l'altro un triplo mento.

Lo scorso fine settimana ho noleggiato un film il cui titolo in lingua originale è "Surrogates", poi fedelmente tradotto in italiano "Il mondo dei replicanti": parla di un cambiamento radicale della società avvenuto in seguito all'invenzione e alla diffusione di una sorta di "avatar meccanico" - un surrogato appunto - controllabile a distanza tramite un collegamento neuronale. Originariamente i surrogati avevano lo scopo di permettere a persone disabili di camminare o di sostituire arti mancanti; poi però hanno finito per sostituire i soldati sul campo di battaglia, impigrire la gente e soprattutto per mascherare la propria identità: tutti potevano essere chiunque volessero, donne o uomini, mori o biondi, ma giovani e perfetti, sempre. Non voglio speculare sul resto della trama, a voi il piacere di scoprire il finale: vi presento solo alcune mie impressioni.

Nel film, i surrogati sembrano persone vere; nella realtà, persone vere sembrano surrogati. Mi basta osservare molti miei coetanei per convincermene: ci sono ragazzi e ragazze che curano il proprio aspetto in modo maniacale, preoccupandosi di non sembrare mai abbastanza e vedendo negli altri la propria unità di misura. Ma perchè? Forse hanno paura, paura di non essere accettati e di essere bollati come "sfigati", o forse in altri casi nessuno ha mai insegnato loro un po' di umiltà e di senso della decenza. E' tanto il pregiudizio, da non permettere nè alle amizicie nè ai più cordiali rapporti sociali di sbocciare. Io stesso ne sono stato vittima, ma poi per fortuna ho trovato amici veri, che mi accettano per quello che sono: me stesso.

Colori e dettagli possono contribuire a valorizzare una persona, ma non devono sostituirla. Cosa rimarrebbe altrimenti? Un'insegna colorata e luminosa, in stile Las Vegas, dietro cui si nasconde una figura indistinta, spenta, in bianco e nero. Qual è il senso dei lacci da scarpe fluorescenti? Degli occhiali dalle fogge e dai colori più bizzarri? Perchè tanti vestiti firmati? Perchè tanti trucchi? Lasciali ai maghi! Che te ne fai? Carnevale è una volta in tutto l'anno: quando è tempo ci si sbizzarrisce, ci si diverte, si cambia sesso magari... ma passato Carnevale si ritorna umani.
Sono tutte cose, queste, che servono solo ad autoimprimersi un marchio di fabbrica: bisogna guadarsi da tutte loro, o si corre il rischio di diventare il surrogato di se stessi...


Aster filosofo.